Lavorando da casa, i dipendenti si sono sentiti isolati e il rapporto con i colleghi è tra le principali ragioni per voler tornare negli uffici. La pensano così soprattutto i giovani dai 25 ai 35 anni, mentre la fascia d’età che va dai 35 ai 50 vorrebbe un’alternanza casa-lavoro.
Dal 2019 il nostro mondo è cambiato. La pandemia ci ha fatto scoprire il lavoro da casa, le videoconferenze e i meeting a distanza, facendoci quasi dimenticare la sede della nostra azienda.
“Lavorare da remoto” è un’espressione di uso comune ormai, ma adesso che le restrizioni – dovute al Covid-19 – si stanno allentando, bisogna pensare al futuro degli uffici fisici.
Secondo una ricerca condotta dalla società di consulenza Deloitte, il 55% degli impiegati è convinto di essere stato più produttivo lavorando in smart working, evitando anche il pendolarismo e le distrazioni in ufficio.
Ma bisogna tener conto anche del benessere e della salute mentale dei dipendenti. Infatti l’ufficio, inteso come luogo fisico, è un potente aggregatore sociale: questi luoghi sono importanti per riflettere e discutere tra colleghi sul lavoro da svolgere o sui progetti futuri. Senza questi luoghi, le aziende diventerebbero solo gruppi disparati di dipendenti che hanno poco in comune e questo peserebbe molto, soprattutto in termini di innovazione.
Sebbene i capi d’azienda abbiano cercato di sostenere questo aspetto informale del lavoro, organizzando caffè virtuali o quiz su Zoom per fare formazione, è molto difficile replicare l’interazione sociale autentica da remoto.
La pandemia ha ridefinito il concetto di ufficio inteso come luogo fisico
Un dato è certo: c’è ancora bisogno di uffici, ma la loro funzione e definizione è cambiata. Dagli studi condotti da alcuni specialisti di settore è emerso che il 100% degli intervistati ritiene che un ufficio sia un luogo in cui collaborare e innovare, nonché un luogo in cui sperimentare l’interazione sociale.
Prima della pandemia, entrare in ufficio era una regola consolidata che non avremmo mai messo in dubbio, ora però sembra vero il contrario: se si può svolgere la maggior parte del proprio lavoro da casa, perché perdere tempo ad andare in ufficio?
Si è visto, inoltre, che i giovani lavoratori (fascia d’età compresa tra i 25 e i 35 anni) tornerebbero a lavorare in ufficio ogni giorno, perché vedono il luogo fisico come un potente aggregante sociale, ma non per tutti è cosi, basti pensare alla fascia di lavoratori che vanno dai 35 ai 50 anni; il 67% degli intervistati appartenenti a questa fascia d’età è convinto che si possa gestire tutto il lavoro da casa, al massimo, si può fare un’alternanza casa-lavoro.
Come si evolve l’ufficio
Ma in che modo l’ufficio come luogo fisico è un concetto destinato ad evolversi? Sviluppando un modello definito da molti hotelizzazione dell’ufficio.
Spazzi aperti, aree lounge e uffici con pareti in vetro diventeranno la norma. Dal momento che gli uffici vengono utilizzati maggiormente per il lavoro di gruppo, le scrivanie potranno essere sostituite con sale progetti più grandi e le singole scrivanie sostituite da hot-desking.
L’esperienza che offre l’ufficio sarà anche la chiave per attirare le persone. I dipendenti cercheranno sicuramente delle attività da fare in ufficio in pausa pranzo o dopo aver finito il turno di lavoro.
Creare uno spazio per gli hobby – dalla biblioteca alla palestra, dalla mensa alla zona relax, è sicuramente un valido incentivo per coinvolgere i dipendenti ad andare al lavoro in ufficio. Del resto, grandi aziende come Google, nelle sue sedi principali, ha già sviluppato tutto questo, puntando su tutti i comfort che un dipendente è giusto che abbia sul posto di lavoro.
Sebbene il detto “non c’è posto migliore di casa mia” sia valido, è bene ricordare che una casa non si può trasformare anche in posto di lavoro e luogo di svago. Per la nostra mente è importante diversificare, perché è vero anche un altro detto – questa volta tratto dalla letteratura – “nessun uomo è un’isola”.
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