La ripresa del settore immobiliare sarà lenta, ma il futuro va progettato al più presto
Correvano gli anni Trenta e il mondo affrontava la prima crisi economica del sistema capitalistico: la grande depressione del 1929. Il primo tassello del domino a cadere furono gli Stati Uniti, che a loro volta propagarono il crollo dei Paesi nel vecchio continente. Fu il presidente americano, Franklin Delano Roosevelt, a fermare la recessione, mettendo in campo un piano di riforme che prevedeva un forte intervento statale nell’economia. Prese il nome di “New Deal”. Caldeggiando la tesi dell’economista John Maynard Keynes, il presidente lanciò un pacchetto di programmi economici per realizzare le «tre R», Relief (assistenza per i disoccupati), Reform (del sistema bancario) e Recovery (ripresa dell’economia produttiva). Il New Deal di Roosevelt riuscì a dimezzare la disoccupazione e far ripartire l’economia americana.
Che cosa accade oggi
Corre l’anno 2020 e il mondo sta affrontando una pandemia che è entrata prepotentemente in ogni regione geografica del pianeta: il Covid-19. L’accostamento metaforico alla crisi finanziaria del 2008 può sembrare realistico dalla superficie, ma andando in profondità le cause, l’estensione ed il recupero appaiono molto differenti. A differenza di dodici anni fa, la recessione attuale ha un approccio dal basso verso l’alto. I primi ad essere danneggiati, infatti, sono stati i commercianti, le piccole e medie imprese, gli alberghi e tutta quell’economia reale, spinta da un momento all’altro ad una paralisi generale. Già da alcune settimane diversi celebri economisti stanno mettendo a punto le stime su come cambierà il mercato immobiliare italiano dopo l’emergenza. Definirne confini resta ancora complesso, ma alcune linee guida possono essere tracciate.
La situazione italiana: chi può farcela
In Italia si è avviato anche un processo di diversificazione e innovazione della catena logistica. Aumenterà la competizione nella grande distribuzione, crescerà la domanda di beni di alta qualità per offrire un ambiente di lavoro sicuro, che possa rappresentare anche un investimento a lungo termine. Nel mercato degli immobili commerciali, dopo l’uragano degli ultimi mesi, il vento questa volta può soffiare verso il rinnovamento. Le nuove tecnologie offrono molteplici soluzioni e opportunità in particolare per il settore dei negozi.
Le innovazioni necessarie per i professionisti del settore
La trasformazione della natura stessa del commercio influisce nella sfera del retail per quanto riguarda la riorganizzazione degli spazi lavorativi. Ci si trova a dover ridiscutere il proprio paradigma per poter garantire al cliente la diversificazione dei canali di vendita, offrendo strutture sempre più personalizzate, associate ad un monitoraggio più puntuale degli stock e delle merci. L’intera filiera dei servizi immobiliari è chiamata a innovarsi sia dal punto di vista tecnologico sia dei prodotti da offrire. L’insostenibilità del ‘fai da te’ nella gestione immobiliare concede spazio ai professionisti del settore.
Le certezze dell’immobiliare
Le high street delle principali città italiane, da via Condotti a Roma fino a via Monte Napoleone a Milano, restano un bene sicuro, in grado di garantire un reddito certo ed una vetrina di alto livello anche nell’era dell’e-commerce. Le quotazioni per il 2020 sono destinate a diminuire, seppur in maniera moderata, ma già nel 2021 dovrebbero tornare al livello a cui siamo abituati.
Meno investimenti dall’estero, ma il rimbalzo può ancora essere positivo
Gli investimenti esteri in Italia rappresentano ad oggi circa il 50% del totale e certamente caleranno, ma possono crescere nuovamente e fornire uno slancio commerciale immettendo liquidità. Con molte probabilità occorrerà attendere il nuovo anno per tornare ai livelli di normalità del mercato. Il comparto retail potrebbe registrare un rimbalzo positivo, a patto che riesca a cogliere da subito i cambiamenti nelle scelte e nelle necessità del consumatore e che possa seguire un percorso sinergico con il mercato immobiliare, sia in termini di quotazioni che di innovazione.
Gli errori da non commettere di nuovo
Non partiamo da un postulato eretico definendo le teorie di Keynes ancora attuali dopo un secolo. “Il momento giusto per l’austerità al Tesoro è l’espansione, non la recessione”, disse nel 1937. Tagliare la spesa pubblica in un’economia depressa deprime ancora di più l’economia, in sostanza. Le autorità e i politici di buona parte del mondo occidentale hanno buona ragione di credere all’infallibilità di questo concetto, riportando alla luce l’esperienza di fine 2010.
La ripresa
Dieci anni fa la concentrazione dei più è andata sul deficit, tralasciando il tema dell’occupazione, allargando la voragine della depressione e della crisi finanziaria. In pochi mesi, attraverso l’utilizzo di un principio anti-keynesiano, hanno dimostrato che ancora una volta Keynes aveva ragione. Oggi non ci sono più né Roosevelt né Keynes, ma le «tre R» possono rappresentare il paradigma della nuova ripartenza: Relief, Reform e Recovery. Il New Deal dell’immobiliare.