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Il futuro del retail passa dai dark store

24 Marzo 2021

Quando si tratta di fare acquisti, i clienti si aspettano una gratificazione immediata. Ecco perché molte persone amano acquistare nei negozi fisici, perché possono trovare quello che stanno cercando e acquistarlo in un attimo. Ma la pandemia ha reso più difficile offrire questo tipo di esperienza di acquisto e per rispondere a questa esigenza molti rivenditori – piccole imprese ma anche grandi aziende – hanno optato per i cosiddetti dark store al fine di garantire ai clienti una maggiore scelta di prodotti online andando a “pescare” direttamente dai loro spazi di vendita al dettaglio. In questo modo possono evadere gli ordini e consegnarli nel giro di poche ore.

I dark store, noti anche come “negozi a porte chiuse” o “centri dotcom”, sono stati un’ottima soluzione durante la pandemia da COVID-19, ma il concetto non è nuovo.

Cos’è e come funziona un dark store

I dark store sono i tradizionali negozi al dettaglio (ad es. generi alimentari, rivenditori di articoli per la casa, marchi di abbigliamento, ecc.) convertiti in centri logistici locali, totalmente o in parte chiusi al pubblico, ma aperti agli addetti alle consegne a domicilio della spesa o del click&collect.

Un caso noto è Whole Foods che ha convertito alcuni negozi di Los Angeles e New York in dark store per garantire una maggiore efficienza nelle consegne. Mentre altre catene di alimentari come Kroger e Giant Eagle hanno trasformato temporaneamente alcuni punti vendita in dark store, con l’idea di rendere permanente questa decisione anche superata l’emergenza sanitaria.

Come sono nati i dark store

Sebbene i dark store siano un’ottima soluzione per affrontare la pandemia in corso, non è un concetto nuovo. I dark store erano già noti nel Regno Unito, in Francia, in Cina e in altri paesi del mondo: già prima della pandemia infatti alcune catene come Walmart avevano testato per mesi il concetto di “negozio a porte chiuse”. In Italia nel 2001 Esselunga aveva sperimentato nel superstore di Monza il servizio “Esselunga a casa”. In questo caso, il supermercato aveva riorganizzato parte della superficie commerciale a magazzino dedicato all’evasione degli ordini online, che i clienti poi andavano a ritirare (click&collect).

D’altronde, la tendenza della crescita era già visibile pre-Covid: i dati presentati nel luglio 2019 dall’Osservatorio E-Commerce B2c del Politecnico di Milano registravano nei primi sei mesi dell’anno una crescita della spesa online del 15% (a fronte dell’11% dell’anno precedente), trainato dal +35% degli acquisti nel comparto “Food & Grocery”. Dati poi stravolti e rapidamente ingigantiti dalla pandemia.

L’e-commerce traina i nuovi hub

Le misure di sicurezza adottate per contrastare l’avanzata del coronavirus hanno costretto molti retailer di prodotti non essenziali a chiudere l’attività e il protrarsi di questa situazione ha portato le aziende a ripensare il network dei punti vendita. In questo contesto, l’aumento della spesa online ha suggerito la trasformazione di molti negozi in magazzini logistici.

Il caso più recente è il gruppo spagnolo El Corte, che qualche giorno fa ha dichiarato di voler convertire il negozio di Eibar nei Paesi Baschi in dark store, per supportare il servizio dell’e-commerce: il punto vendita sarà infatti destinato alla preparazione e distribuzione di ordini alimentari per servire la città e le province adiacenti.

Un trend destinato a durare

Insomma, la prospettiva è che il trend dei dark store continuerà a crescere di pari passo con l’avanzata dell’e-commerce e l’esponenziale aumento della domanda del delivery: trovandosi nel centro città o in zone residenziali o densamente popolate, i dark store favoriscono consegne rapide e un’esperienza d’acquisto più conveniente e dinamica. La previsione è che anche a emergenza sanitaria rientrata, le persone tenderanno a mantenere molte abitudini – come l’acquisto online e la consegna a domicilio – nella loro futura vita quotidiana.

In questo senso, i dark store si affiancheranno alla tradizionale vendita al dettaglio, convivendo anche nella stessa struttura o in strutture separate, a seconda delle caratteristiche del locale commerciale. Questo potrebbe permettere ad alcuni brand di trasformare le loro attività in un business tutto nuovo.

 

 

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